[Verdebinario] Lettera aperta sul Viva Performance 2012 Lab a Cosenza.

Francesco Noto ciccionoto a libero.it
Lun 17 Dic 2012 07:06:56 CST


che fa il paio con il pienone di La Notte dei Plotter Viventi

manolo.muoio a libero.it ha scritto:

Dal 1 al 9 Dicembre la città di Cosenza ospitava il VIVA Performance Lab
2012, un progetto di arte contemporanea, finanziato e promosso a vario
titolo da Unione Europea, Regione Calabria, Comune di Cosenza,
Università della Calabria e Fondazione MAXXI di Roma. A prima vista era
sembrata una grande occasione di stimolo e diffusione dell’arte
contemporanea sul nostro territorio. Forse avrebbe già dovuto mettere in
guardia il fatto che, sebbene qui non manchino i musei specifici e le
realtà che da tempo ospitano e promuovono gli artisti contemporanei –
abbiamo addirittura un museo a cielo aperto per le strade cittadine! con
opere, fra gli altri, di Dalì, Manzù, De Chirico e Rotella– si
scegliesse come partner del progetto una struttura-contenitore,
fondamentalmente priva di una precisa linea poetica e certo non estranea
a logiche di lottizzazione e gestione da parte della peggior politica
istituzionale, perlopiù concentrata sull’Architettura, come il MAXXI di
Roma, ma dapprima ho cercato di superare le resistenze, sperando che la
realtà potesse confutare le mie (legittime?) preoccupazioni.

Alla sua presentazione, in data 26 Ottobre, scopro che il progetto
prevede la partecipazione di otto artisti ospiti “già affermati”,
provenienti da tutto il mondo e otto giovani che saranno selezionati,
attraverso un bando internazionale, per partecipare a un workshop con
l’artista cubana Tania Bruguera, il cui lavoro peraltro conosco e stimo
da tempo, all’interno del quale si lavorerà alla realizzazione delle
proposte di performance da presentare insieme agli otto big, durante i
giorni del festival. Mancano poche settimane alla manifestazione, ma il
bando non è ancora stato pubblicato (né sul sito del Comune, né su
quello del MAXXI).

Passa un po’ di tempo e il bando appare in rete, data di scadenza 5
Novembre, ci sono solo pochi giorni per preparare il materiale di
presentazione, il progetto di una performance e tutta la documentazione
necessaria … Nonostante ciò il contesto sembra avvincente e stimolante,
mi dedico all’arte della performance da quindici anni ormai, ne ho quasi
42, ma in Italia risulto essere ancora un giovane artista e il bando è
infatti riservato agli under 45, c’è un’iniziativa di tale portata nella
mia città d’origine - mi dico – è proprio una bella occasione. Dalla
application form scopro che uno dei fattori discriminanti sarà la
conoscenza delle lingue straniere, per comunicare durante il workshop
bisogna conoscere l’inglese, beh … sono laureato a pieni voti in lingue
ispanoamericane e inglese – penso - riuscirò a interagire con un’artista
cubana che da anni vive a New York … Decido di accettare la sfida
dunque, e preparo la mia proposta secondo i tempi e le modalità
previste. Mi viene data comunicazione che i risultati della selezione
saranno resi noti a partire dalla settimana successiva alla deadline,
dal 12 novembre, certo un po’ strano per un bando internazionale … Come
si organizzeranno la mia amica di Osaka e il mio collega di Bogotà – mi
chiedo - che tanto vorrebbero partecipare, se scoprissero di essere
stati selezionati soltanto pochi giorni prima? Nella mia mente qualche
piccolo dubbio comincia a farsi strada …

Intanto cominciano a circolare in città alcuni ambasciatori di uno dei
musei più ricchi e politicamente sponsorizzati della capitale, e i
rappresentanti di una rete di associazioni europee. Sbarcano
organizzando una messe di incontri nei quali, salendo in cattedra in
modo arrogante e fastidioso, pretendono di spiegare ad artisti e
creativi (che brutta parola!) indigeni, da un lato la storia della
performance art - ignorando forse che all’Università di Cosenza, una
delle istituzioni patrocinanti il progetto, esiste da circa 20 anni un
corso di laurea in DAMS, dove hanno insegnato o insegnano tra gli altri
Maurizio Grande e Roberto Tessari, Valentina Valentini e Marcello Walter
Bruno; che il Living Theater apparve in città per la prima volta nel
lontano 1976 con le Sette meditazioni sul sadomasochismo politico
(visionari!); che generazioni intere si sono qui formate sui testi di
Lea Vergine e Teresa Macrì, di Richard Schechner e Victor Turner – e
dall’altro, illustrano tutte le più innovative modalità di
organizzazione di eventi artistici secondo i dettami della blogosfera
2.0, come se quelli fossero usciti il giorno prima dalla giungla ...

Comunque sembrano voler rivoltare il territorio come un calzino, tra il
13 e il 15 novembre viene convocato un magniloquente Forum delle
Culture, presso il Museo dei Bretti e degli Enotri di Cosenza. Si chiede
tra le altre cose, ad alcuni video maker locali di riprendere l’evento e
di editare un video: avranno l’occasione di proiettarlo nientemeno che
nella presentazione ufficiale presso il MAXXI di Roma! Intanto
cominciano a circolare richieste sempre più insistenti di
collaborazione, sostegno e supporto logistico/organizzativo rivolte a
varie associazioni, singoli artisti, attivisti e operatori culturali …
il tutto sempre a titolo rigorosamente gratuito, “per il bene della tua
città e per le magnifiche sorti e progressive di un territorio troppo
spesso relegato ai margini del… blah, blah, blah” … qualcuno non manca
di farsi incantare, si coinvolgono inoltre gli studenti di alcune scuole
medie superiori in un progetto di tutoraggio: saranno “gli angeli” che
accompagneranno e seguiranno pubblico e artisti durante i giorni del
festival vero e proprio. Fiko! eppure “il mio senso di ragno” continua a
vibrare piuttosto vigorosamente …

In data 20 novembre il Comune di Cosenza emana un bando di gara a dir
poco paradossale, che non manca di attirare la curiosità della stampa
locale (
http://www.corrieredellacalabria.it/stories/cultura_e_spettacoli/10282_cosenza_ha_i_suoi_musei_ma_i_festival_li_fa_col_maxxi/
) si chiede più che altro un partner per la realizzazione della
pubblicità (stampa di diverse migliaia di manifesti, cartoline, t-shirt
e altri gadget dell’evento), richiedendo però «l'assunzione dei costi di
stampa e distribuzione» , per cui «il partner è libero di ricercare
sponsor per la copertura dei costi a cui assicurare visibilità
attraverso tutti gli strumenti relativi a questo avviso. »

Insomma, qui ci sono 250.000 euro in ballo (non sto inventando e non ci
sono zeri di troppo, duecentocinquantamila euro è l’ammontare del
finanziamento) e non vorrebbero neppure preoccuparsi di pagare la
pubblicità! non manco di considerare come sia periodo di caldarroste,
dolci e fritture tipiche, ma la puzza di bruciato raggiunge i livelli di
guardia…

Nel frattempo attendo sempre di sapere qualcosa di più rispetto al
bando, siamo ormai ampiamente oltre i termini di presentazione delle
richieste, penso che i giochi oramai siano fatti, ma non ho il riguardo
di ricevere alcuna comunicazione, neppure un cortese cenno di riscontro
(a parte la conferma iniziale della ricezione del materiale), anche del
tipo: "Ci dispiace, ma il suo progetto non risponde ai requisiti da noi
richiesti.”

Insomma inizio a perdere le speranze, tra l’altro devo pianificare
alcuni altri impegni fuori città proprio per i primi di dicembre. Decido
che, comunque vada, non potrò essere della partita.

Torno in città il 2 dicembre, quando il workshop è già iniziato, cerco
di scoprire dal sito del MAXXI chi siano i giovani artisti selezionati -
ma i nomi appariranno in una sterile lista solo un paio di giorni prima
del festival - nessuna traccia del risultato della selezione, né una
graduatoria, né un punteggio (eppure ne era prevista l’assegnazione,
attraverso una chiara suddivisione relativa a curriculum, documentazione
delle esperienze precedenti, conoscenza delle lingue straniere e,
soprattutto, idea di performance da presentare), fossi anche arrivato
ultimo mi piacerebbe sapere in base a quale tipo di criteri e
valutazioni … Inoltre il workshop comincia a essere presentato
pubblicamente come “riservato agli under 35” (!): saranno cambiate le
regole in corsa? Boh, purtroppo temo che non lo saprò mai.

Arriva il pomeriggio di sabato 8, esco sfidando la pioggia e il gelo, è
molto difficile ma cerco di lasciare a casa tutte le cattive impressioni
che mi sono fatto finora, sono pronto a ricredermi, vorrei tanto essere
smentito, cambiare idea e sono desideroso di capire cosa sarà
concretamente questo festival della performance contemporanea, di cui in
città si vocifera piuttosto sommessamente. La “comunicazione virale”,
sulla necessità della quale tanto si era battuto negli incontri
preliminari, ha generato non più di qualche centinaio di volantini
distribuiti malamente nel centro cittadino e alcune pagine di scarsa
evidenza su un paio di quotidiani locali. Sfoglio Calabria Ora, testata
che insieme al direttore Piero Sansonetti, viene ringraziata
espressamente sul dépliant della manifestazione, e che avrebbe dovuto
ospitare l’intervento performativo della stessa Tania Bruguera,
consistente nella pubblicazione «sulle pagine del giornale, al posto
delle notizie locali, di fatti accaduti in Colombia, arresti,
assassinii, tematiche legate al lavoro, problemi del settore agricolo
etc…» (cfr. Un virus creativo contro mafie e abusi di potere – di
Arianna Di Genova, “il manifesto” del 7/12/2012), notizia diffusa
curiosamente il giorno prima dall’Adn/Kronos, e ripresa da numerosi
quotidiani nazionali, seppure “le istruzioni dell'artista sono
chiarissime: «Non pubblicare editoriali, nessun commento a ciò che viene
descritto con parole o immagini, selezione di agenzie stampa dei paesi
interessati dalle organizzazioni criminali, segnalazione tramite un logo
delle pagine che subiscono la metamorfosi»” (ancora la Di Genova su “il
manifesto” di venerdì 7).

Certo che questa azione era basata su una sorta di spaesamento (eh, aver
studiato la storia e la teoria della performance!), una volta rivelata
al pubblico è stata praticamente “bruciata”, a tutt’oggi (e parlo del
momento in cui scrivo, mercoledì’ 12) infatti, nessuna traccia
dell’intervento della Bruguera sulle pagine di Calabria Ora, nonostante
lo si continui a citare su tutte le cronache trionfalistiche diffuse
riguardo l’evento, da questo imbarazzante ufficio stampa.

Comunque sull’agenda del quotidiano, non è possibile reperire neppure
uno straccio di programma, né orari, né luoghi, né niente di niente …

Seguendo gli eventi indicati sulla brochure e la mappa diffusa sul sito
ufficiale, cerco disperatamente diverse performance senza rinvenirne
neppure una pallida ombra: Minerva Cuevas, finita un’ora prima del
previsto, Nuria Guëll, non pervenuta, Luca Pucci, il luogo è sbarrato da
una pesante saracinesca. Eppure padroneggio perfettamente la geografia
della città, qui sono nato e qui abito da più di trent’anni ormai - non
sono un turista occasionale che pure dovrebbe poter avere qualche chance
di assistere all’evento- ma la più parte delle cose non mi riesce
proprio di trovarle.

Risalendo verso il centro storico, mi imbatto nelle vestigia della
performance dei “giovani” Alessandro Fonte e Shawnette Poe, avvenuta al
mattino, a cui purtroppo non ho avuto la fortuna di assistere dal vivo.
Una trentina di chili di arance crocifisse su un’impalcatura di legno,
in un vicolo suggestivo e nascosto che incrocia il centralissimo corso
Telesio (e già, Cosenza fu anche la città di Bernardino Telesio e in
qualche modo persino di Tommaso Campanella, la città del sole… pensate
un po’), segno evidente delle contraddizioni e dello sfruttamento che
accompagnano la raccolta schiavistica degli agrumi nel cuore di questa
terra ferita a morte: a mio avviso una delle pochissime cose degne di
attenzione e che, in qualche modo, hanno lavorato e scavato nel profondo.

Certo piove a dirotto, qualcosa sarà stata rimandata, qualcos’altro
spostato, la performance è - come dire - un'arte estemporanea di per sé
… ma un programma così ricco (finanziariamente intendo) e sponsorizzato
(da spazi ed istituzioni politiche e culturali) non credo possa
permettersi certe leggerezze … sui siti dedicati comunque nessuna
traccia di variazioni di programma.

Le altre performance che incontro lasciano veramente a desiderare,
operazioni discutibili sotto tutti i punti di vista, per rendimento
estetico - ma certo “i nostri meravigliosi mondi interiori” non possono
sempre coincidere, grazie al cielo - , coinvolgimento della città,
praticamente inesistente, e soprattutto livello organizzativo, che mi
pare aver già illustrato a sufficienza.

Torno a casa bagnato, amareggiato e scoraggiato, non prima di aver
documentato con fotografie e video che puntualmente inizio a diffondere
in rete, la débacle totale cui mi è appena capitato di assistere.
Comincio a ricevere altre comunicazioni da parte di amici e colleghi,
alcuni mi dicono che, da qualche ora, vengono contattati in maniera
compulsiva da organizzatori e volontari del festival, servirebbero
attori e figuranti per alcune delle performance dei big dell’indomani,
le offerte economiche sono risibili e certo, qualora un’operazione del
genere possa avere un senso, arrivano fuori tempo massimo. Cosa è
avvenuto fino a quel momento? tutti si domandano … perché i grandi
performer internazionali non hanno pensato prima a questo non
trascurabile aspetto?

La mattina dopo esco di casa, è appena passata la notte dell’Immacolata,
festività tenuta in grande considerazione da queste parti, il programma
prevede altri eventi, ma soltanto fino alle 14… La città – reduce da
grandi “ciambotte” e veglioni assortiti - è praticamente semideserta,
possibile che anche a questo nessuno avesse pensato? Cerco comunque la
performance di Adrian Paci, prevista in Piazza Duomo o, in caso di
pioggia, dice il programma, al mercato dell’Arenella, stamattina c’è un
sole splendente per fortuna e dunque infine la trovo … al mercato
dell’Arenella!

La brochure recita che l’artista albanese “inviterà alcuni abitanti del
centro storico di Cosenza a portare la propria sedia e a sedersi con lui
a intervalli predefiniti - secondo l’antica usanza delle donne del Sud
di sedersi fuori la porta di casa a conversare con i vicini - per creare
un unico quadro vivente”. È grande dunque il mio stupore quando
riconosco fra i performer diversi colleghi e amici, che tutto sono
fuorché abitanti del centro storico, ma perlopiù persone reclutate
all’abbisogna, essendo evidentemente venuto meno il requisito
fondamentale per questa azione: il lavoro reale con gli abitanti del
luogo, durante la settimana precedente. Scoprirò più tardi che gli
stessi saranno ricompensati con 25 euro ciascuno, per essere stati 4 ore
seduti al freddo più gelido, in riva al fiume Crati, una domenica di
inizio dicembre.

Intanto chiedo, ad alcune volontarie, notizie di un’altra performance,
questa volta si tratta del lavoro di due giovani artiste, mi dicono
essere stata annullata, ma vorrei continuare la mia opera di
documentazione e mi reco comunque nel luogo previsto, a pochi passi, il
vico S.Lucia. Sorpresa! Calori&Maillard, sono lì, alle prese con la loro
azione certosina "una misurazione di tipo metrico decimale per i vicoli
del centro storico". Scambiamo un sorriso e qualche sfuggente sguardo
d'imbarazzo, ci siamo soltanto noi, in splendida solitudine, se
escludiamo un paio di cani di passaggio e quattro gatti (i felini
proprio, intendo, non come modo di dire) che si affacciano
simpaticamente da un balconcino, fra lo stupore e lo sgomento di qualche
signora che invece fa capolino timidamente dalla soglia di casa,
chiedendosi cosa diavolo stia succedendo. Saranno tecnici del Comune che
verificano l’agibilità di vicoli e piazze pericolanti?

Sconfortato, vado a fare la spesa e, di fronte a un noto centro
commerciale, intercetto l’azione di Minerva Cuevas che mi ero persa il
giorno precedente, lei è lì intervistata amabilmente dai giovani che
stanno documentando l’evento (spero in cambio di un qualche seppur
misero incentivo economico): un attore locale legge, con dizione
stentorea e piglio annoiato, una sequenza paratattica, illustrando agli
astanti - dieci persone circa, compreso il sottoscritto - le
caratteristiche salienti dell'economia cosentina (!). Costo apparente
dell'allestimento - due tavolini di plastica, una lavagna con fogli di
carta, uno scatolo di cartone e una cartellina contenente alcuni fogli
fotocopiati - 50 euro a essere generosi (VIVA l’arte povera! ci
mancherebbe …). Dalla lista snocciolata dall’attore, manca evidentemente
il fondamentale capitolo su come intascare impunemente i finanziamenti
europei per le attività culturali, riservati alle aree depresse, e
tornarsene a casa con la fama del grande artista.

Ora, qualcuno dirà che ho il dente avvelenato per non essere stato
scelto per il workshop, io dico: “L’ho scampata bella!” , ma chi mi
conosce sa che neppure se mi fossi trovato organicamente all’interno di
un tale contesto, avrei mancato di rilevarne le mostruose
contraddizioni, troppo profonde per essere taciute! Ho una reputazione
da difendere io, almeno qui in città!

Qualcun altro penserà: la solita sindrome del colonizzato, è convinto
che tutti vengano in malafede a invadere e saccheggiare la sua terra …
io rispondo che quanto meno “i Greci, i Romani - quelli antichi almeno
-, i Goti e i Visigoti, e poi gli Arabi, i Longobardi, i Bizantini, i
Normanni e i biondi Svevi. E ancora gli Angioini, gli Aragonesi, gli
Spagnoli - e perfino - gli Austriaci ed i Borboni”, si sono fermati qui
del tempo, hanno respirato lo spirito del luogo, ne hanno assorbito
l’anima e forse ce l’hanno restituita più ricca di contaminazioni e
incroci di cultura, miscugli che profumavano di novità e creavano legami
e tradizione.

Questi rampanti project manager che arrivano qui con i loro tablet e gli
smartphone ultimo grido, convinti di trovarci con il cappello a pan di
zucchero e il due-botte fra le ginocchia, facendo grandi proclami e
promettendo l'avvento di una nuova era di arte e cultura partecipata;
vampirizzando energie, entusiasmo e voglia di fare, ma anche lavoro e
risorse concrete; strumentalizzando un gruppo di giovani e speranzosi
studenti volontari che hanno lavorato gratuitamente per diverse
settimane e neppure pagano le spese del materiale pubblicitario! Che
cosa ci lasciano? a parte qualche bilancio truccato e un po’ di
stucchevole e maleodorante retorica “sviluppista”… Un evento misero e
dozzinale, privo di qualsiasi appeal e relazione con il tessuto
cittadino, in cui hanno speso, a occhio e croce – ho una certa
dimestichezza con certe stime, per aver curato negli ultimi tre anni la
direzione organizzativa del Quirino Revolution MAD, il festival di
teatro e danza contemporanea del Teatro Quirino di Roma - per cachet,
rimborsi, soggiorni e viaggi tutto compreso, non più di 70-80 mila euro,
cifra con la quale non solo, senza dubbio, si sarebbe potuto fare molto
ma molto di meglio, ma che soprattutto è chiaramente non di poco
inferiore ai 250.000 euro complessivi, finanziati per l’occasione dai
vari enti, in gran parte pubblici e regionali ... I giovani artisti
hanno ricevuto un rimborso di 600 € lordi a (parziale) copertura di
spese di assicurazione e allestimento, non un centesimo per viaggi e
alloggi, sono stati ospiti della generosità e solidarietà dei cittadini
di Cosenza. E il resto dei soldi, che fine avrà fatto? se li riporta la
fondazione MAXXI dritto dritto nella capitale? Eppure certo non le
mancano sponsor privati, appoggi politici e finanziamenti specifici...

Martedì 11 i “nostri” sono poi passati da Altomonte (ridente cittadina
della provincia di Cosenza), dove si è tenuto un ulteriore Forum delle
culture, anche per fare un primo bilancio della situazione e illustrare
il programma degli eventi futuri (paura!), non è difficile immaginare i
toni trionfalistici con i quali avranno relazionato sull’evento, magari
conditi da qualche seccato peana sulla scarsa ricettività di un pubblico
provinciale che non ha gratificato la manifestazione con la
partecipazione massiccia che invece avrebbe senz’altro meritato.

Intanto lunedì scorso a Lamezia Terme, nell’ambito degli Stati Generali
della Cultura convocati dalla Regione Calabria, l’assessore regionale
Caligiuri affermava: “Dobbiamo ottimizzare quello che abbiamo già,
perché ciò che facciamo sul piano culturale è troppo frammentato,
dispersivo, di conseguenza quasi sempre autoreferenziale e privo di
ricadute economiche e civili. Dobbiamo quindi agire in modo unitario
lavorando insieme per il progetto comune del riscatto della Calabria
basato sulla cultura. Abbiamo messo in campo delle iniziative che
seguono una logica, ma i finanziamenti non sono regali, quindi gli
operatori culturali hanno una responsabilità verso la comunità regionale
poiché debbono fare fruttare nell'interesse generale le preziose risorse
pubbliche ricevute.” (
http://www.regione.calabria.it/index.php?option=com_content&task=view&id=10670&Itemid=136
)

Che belle parole … Ma chissà dov’era l’assessore, nei due giorni
precedenti, mentre Cosenza viveva questa allegra e disinvolta gestione
di preziose risorse pubbliche? Per quanto riguarda la logica,
sinceramente mi sfugge, ma certamente l’assessore e il sottoscritto non
condivideranno gli stessi parametri … Ah, a proposito dott. Caligiuri,
dove potremmo rinvenire i bilanci del festival?



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