Schede perforate

L'origine di questa tecnologia risale a molto prima della rivoluzione informatica. Nel 1725 l'operaio tessile Basile Bouchon studiò una tecnica per controllare un telaio in modo tale da fargli replicare un disegno realizzato forando delle schede di carta. L'idea venne perfezionata nel celebre telaio progettato da Joseph Marie Jaquard nel 1804 e tuttora in uso.

Nel 1889 l'ingegnere Herman Hollerith, futuro fondatore della IBM, progettò un dispositivo che estendeva alla statistica l'uso delle schede perforate. Nel suo "Electric Tabulating System" la carta funziona da isolante tra i due poli di un circuito elettrico: in presenza di un foro il circuito si chiude e un contatore meccanico viene incrementato.

Per decenni schede personalizzate sono state usate per raccogliere informazioni su merci, popolazione e quant'altro.

Una agghiacciante applicazione fu il conteggio degli internati nei campi di sterminio nazisti. Per ogni prigioniero si annotava razza, orientamento sessuale, attitudine al lavoro. Una delle posizioni da forare su queste schede, "trattamento speciale", indicava che la persona era destinata alla camera a gas.

In informatica, le schede perforate sono gli antenati delle chiavette USB e dei floppy. Fino agli anni 70 sono state tra i sistemi di memorizzazione più diffusi per quelli che all'epoca in Italia si chiamavano "elaboratori elettronici".

La strategia più comune per gestire dati in informatica consiste nell'utilizzare sequenze di due simboli: '0' e '1'. L'implementazione su un supporto fisico si traduce nel suddividere il supporto in unità più piccole, in ciascuna delle quali i simboli '0' e '1' sono rappresentati dall'assenza o dalla presenza di una certa caratteristica propria del materiale utilizzato.

Nel caso delle schede, lo standard più diffuso divide il supporto cartaceo in una griglia di 80 righe e 12 colonne, con la possibilità di praticare o meno un foro in ciascuna delle 960 celle. Una codifica convenzionale definisce il tipo di dato, che può essere un programma binario, una immagine, un testo e così via.