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Trashware
relitti arenati?Riceviamo e pubblichiamo un interessantissimo articolo scritto da alcuni ricercatori dell'Università "La Sapienza" di Roma e da attivisti del movimento Trashware italiano: Davide La Manna e Ruggero Russo dell'Associazione romana (nostra gemella!) "Binario Etico".

"Distributed software platform for rehabilitating obsolete hardware"
L'articolo e' incentrato su tre tematiche fondamentali: il riutilizzo di hardware datato (Trashware), l'uso di tecnologie appropriate e sostenibili (Cooperazione allo sviluppo) e la condivisione di risorse computazionali in un sistema distribuito (Cluster di macchine). Viene analizzato l'impatto ambientale che ha la crescente diffusione  delle Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione (ICT). In particolare, si sottolinea come tale diffusione abbia avuto come conseguenza diretta il fatto che ogni anno nel mondo vengono dismessi più di 150 milioni di computer; essi contengono sostanze altamente inquinanti, tra le quali piombio, mercurio, cadmio e costituiscono, perciò, una minaccia di inquinamento senza precedenti. In particolare, viene illustrato come il riciclaggio basato su smaltimento chimico sia un procedimento costoso ed inefficiente. Solo il 10% del totale dei materiali plastici e metallici può essere recuperato; il resto finisce comunque in discarica.

A livello europeo, si è cercato di far fronte a questa vera e propria emergenza ecologica promulgando direttive volte a ridurre la quantità di sostanze inquinanti nei dispositivi elettronici. In Italia tali direttive non sono state ancora recepite. In generale, non sembra esserci una adeguata presa di coscienza rispetto al problema.
Come alternativa al riciclaggio, viene proposto il riuso di materiale computazionale ritenuto obsoleto, dimostrando che una macchina opportunamente ricondizionata può essere ancora utile per un uso domestico o di ufficio dei computer. La stragrande maggioranza di utenti di PC, infatti, non necessita delle risorse hardware che il consumismo informatico impone tramite il rilascio di software inutilmente complicati e non ottimizzati, i quali richiedono dispositivi sempre più avanzati. In opposizione a questo meccanismo insostenibile, ci siamo concentrati sulla possibilità di ottimizzare le risorse esistenti sui vecchi PC (tutt'altro che scarse!) tramite l'uso di software libero ed a codice sorgente aperto. Tali strumenti software permettono, infatti, un alto grado di flessibilità e adattamento alle configurazioni hardware, consentendo un elevato miglioramento delle prestazioni. Questo non sarebbe possibile con i software ed i sistemi operativi proprietari.
Un ulteriore passo avanti nell'ottimizzazione delle risorse è stato predisporre batterie di computer (cluster) che consentono di mettere in comune le loro risorse (processore e memoria) allo scopo di razionalizzarne l'uso complessivo. I periodi di inattività dei singoli PC in rete costituiscono un enorme spreco, che viene invece evitato facendo sì che tutti gli utenti dei PC della rete possano usare tutte le risorse a disposizione in ogni istante di tempo.
Sono stati effettuati numerosi esperimenti di varia tipologia (miglioramento delle prestazioni, scalabilità, numero di nodi necessario ad eguagliare architetture moderne di PC, tipi di applicazioni che ne traggono vantaggio, numero critico di processi contemporaneamete eseguiti per superare le prestazioni dei moderni calcolatori), dei quali ampio spazio è dato nella sezione dei risultati.
Poichè la domanda di ICT rimane in crescita ovunque nel mondo (si pensi ai Paesi in via di sviluppo), riteniamo che l'approccio presentato rappresenti una risposta sostenibile e senza impatti negativi sull'ambiente.

Ultimo aggiornamento ( mercoledì 06 dicembre 2006 )
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